. IO SONO LE MIE SCELTE
Ho percorso migliaia e migliaia di chilometri su quella striscia d'asfalto solo con le mie Nikon, solo con i miei pensieri. Solo con la mia musica, ogni pezzo un ricordo, ogni brano un sogno da inseguire. Spesso a farmi compagnia il vento che soffiava gelido. Mi sono inebriato del profumo del mare, ho respirato l'aria fine della montagna e mi sono riempito gli occhi con i colori delle colline. Mi sono cibato di ricordi e dissetato con lacrime. Ho cercato Dio, o forse il suo contrario in luoghi abbandonati e lugubri, dove ho annusato la muffa e danzato con le mosche. Ho udito il tintinnio monotono dei campanacci del gregge traghettato da Caronte. Ho viaggiato per ore nel nulla piú assoluto, sentendomi talvolta guerriero altre fuggiasco. Ho riso, pianto, cantato e urlato a squarcia gola tutto il dolore del momento. Inseguo emozioni, o forse un istante che sia per sempre, un istante che assomigli a quel sorriso.
. IN VIAGGIO VERSO IL NULLA
Tutto intorno un silenzio totale, rotto solo da folate di vento che ululava tra i rami degli alberi. Era un vento gelido, che gli entrava sotto la maglietta, e gli ricordava che l'estate era finita. Era stata una bella estate, piena di forti emozioni, di promesse e di amore. Ma era passata. Finita. Il sole non gli bruciava più la faccia, ma i ricordi gli infiammavano la mente e gli stritolavano il cuore. Ora era li, impietrito, sul bordo di quel precipizio, con lo sguardo che si perdeva oltre quell'infinito. Nella mano destra stringeva la Nikon. Quella Nikon che era diventata la sua compagna inseparabile, insieme facevano lunghi viaggi, insieme condividevano emozioni visive, sensazioni effimere di felicità. Una felicità che però si rendeva conto fosse ormai perduta. Erano ormai giorni che lui non vedeva l'ora di partire, e quando quell'ora arrivava, partiva senza una meta. Era l'istinto a guidarlo, quell'istinto che lo portava in posti sperduti, dove la terra aveva ancora un profumo antico, pulito. Posti dove poteva sentirsi solo, lontano dalla gente e poteva piangere liberamente ogni qual volta quel volto riaffiorava davanti ai suoi occhi. Sapeva che doveva liberarsi da quei ricordi che lo torturavano, ma non ci riusciva. Il dolore era ancora troppo forte e vivo. Ora era li, su quel precipizio, il paesaggio era stupendo, forse sarebbe piaciuto anche a lei. Tra le dolci colline si aprivano piccole vallate che si nascondevano al sole, creando strisce nere, dove lui si chiedeva cosa potesse esserci di cosi brutto da non volersi offrire al bacio di quei raggi tiepidi. Forse, pensava, li in quel buio, quasi perenne, c'èra l'ingresso per l'inferno. Quell'inferno che stava pian piano, giorno dopo giorno, risucchiando la sua mente, la sua volontà di tornare a vivere. Era affascinato da quell'idea. Solo in quei luoghi cosi sperduti, cosi lontani dalla vita frenetica e dall'infernale richiamo della rete, riusciva a comprendere. Psichedelici flash-back gli elettrizzavano la mente, rivedeva e ripercorreva quei due anni, fotogramma dopo fotogramma, e spesso non riusciva a ricacciare indietro le lacrime. Ora era li, il vento gli faceva svolazzare la maglietta, ma lui non si spostava, sembrava radicato al suolo. Sull'orlo di quel precipizio aveva voglia di urlare quel nome, sperando che il vento, al quale un tempo affidava i suoi baci per lei, ora le facesse giungere la sua voce disperata. Sull'orlo di quel precipizio aveva voglia di rigettare tutto il suo dolore. Ma l'urlo gli si strozzava in gola, sopraffatto da singhiozzi di pianto sempre più violenti. Il vento gli strappava le lacrime dal volto e le spargeva su quella terra che tante altre lacrime aveva già ricevuto, facendo cosi germogliare altro dolore, altra disperazione. Era ancora li, sull'orlo di quel precipizio. Il vento gli aveva asciugato definitivamente la faccia, non aveva più lacrime da versare. La mente svuotata. Fu in quel momento che si rese conto che tutto era cambiato. Il tempo passato con lei aveva lasciato il segno, cicatrici che a stento si sarebbero risarcite. Sul cuore sarebbero rimasti per sempre, come tatuaggi, quel bel viso e il suo sorriso incantevole, anche se sentiva che, pulsazione dopo pulsazione, quel cuore si stava indurendo diventando refrattario a qualsiasi nuovo sentimento. Ora sapeva che li, sull'orlo di quel precipizio, sarebbe tornato ogni volta che il dolore sarebbe riaffiorato prepotente ed insopportabile, li sarebbe tornato ad urlare il nome di lei affidandolo al vento. In attesa che le porte dell'inferno non l'avessero inghiottito definitivamente.
. NUOVE SENSAZIONI, GIOVANI EMOZIONI
La sabbia solleticava la pianta dei piedi nudi. Avevo portato il mio amico in riva al mare per parlargli di te. In riva a quel mare che spesso raccoglieva I tuoi pensieri, I tuoi sogni e talvolta anche qualche lacrima. In riva a quel mare che con la sua brezza rimandava il tuo profumo. Gli dissi del tuo amore per lui, ma lo feci con parole lievi quasi insignificanti perche sapevo che il suo cuore era lacero, dilaniato da un dolore per molto tempo insopportabile. Lui volgeva lo sguardo su quell'orizzonte netto, formato da colori cosi decisi che la mente faceva fatica ad associare. Non parlò, ma una lacrima gli rigò il viso. Forse ne aveva spese cosi tante che fu l'unica ad inumidirgli gli occhi. Restò fisso con lo sguardo su quell'orizzonte, le labbra chiuse come a voler evitare di dire parole già dette e perse nel vento. Solo gli occhi lo tradirono... Si erano di nuovo accesi di speranza.
. IL TEMPO CHE FU
Mura decrepite, un tempo calde e rassicuranti. Testimoni di una vita quotidiana spazzata via in un batter d'occhio. Cielo e terra si ricongiungono, la natura torna padrona. Strade, un tempo polverose e chiassose, oggi rimbombano di un silenzio tombale. Croci arrugginite ricordano coloro che, tra sudore e bestemmie, facevano vivere e vivevano in questo microcosmo fuori dal mondo. Finestre decadenti, scurini semi aperti, sembrano voler ricordare quelle donne che vi si affacciavano per richiamare i figli, madidi di sudore e sporchi, per la cena. Lucchetti e catene sembrano voler chiudere i ricordi dietro a quei muri ormai decrepiti.